I roghi che stanno devastando la foresta pluviale più grande del mondo procedono a ritmi record. Ma il presidente Bolsonaro scherza: “sono come Nerone”.
La devastazione della foresta amazzonica che sta avvenendo in queste settimane è senza precedenti. Migliaia di roghi infuriano attraverso la foresta pluviale più grande del mondo, radendo al suolo la vegetazione e distruggendo l’habitat naturale. Dal 15 agosto oltre 9.500 nuovi incendi sono divampati in tutto il Brasile, concentrandosi nel bacino amazzonico. Quest’anno ne sono stati registrati oltre 74.000 in tutto il Paese, raddoppiando i numeri dell’anno precedente, con un aumento dell’83% – riporta il National Institute for Space Research del Brasile.
Sui social dilagano le immagini del cielo nero che ricopriva San Paolo lunedì tra le 15:00 e le 16:00, ritraendo uno scenario apocalittico. Essendo la città collocata a 3.200 chilometri dall’Amazzonia, è facile intuire quanto grave sia la portata del disastro. Le fiamme hanno infatti creato uno strato di fumo stimato in 1,2 milioni di miglia quadrate, diffondendosi in gran parte dello stato. Le immagini satellitari ritraggono in modo chiaro questo tragico spettacolo, che i dati identificano come la deforestazione più imponente registrata in un solo mese in Amazzonia.
La foresta pluviale amazzonica svolge un ruolo cruciale nel controllo dei livelli di biossido di carbonio del nostro pianeta: con i suoi 5.500.000 chilometri quadrati di estensione e la produzione del 20% dell’ossigeno globale è quello che viene definito “il polmone della Terra”. La deforestazione e l’attività industriale e agricola sono direttamente collegate agli incendi, che nella stagione secca possono sfuggire al controllo e causare danni irreparabili.
Con il governo del presidente brasiliano Jair Bolsonaro – il quale ha indicato che proteggere la foresta pluviale non è tra le sue priorità e che ha espresso la volontà di incrementare progetti di sviluppo quali strade e dighe nell’area – sono inoltre aumentate le attività nocive registrate, poiché il monitoraggio e le sanzioni per l’estrazione illegale di legname sono state notevolmente ridotte. In termini ambientali si può dire che l’amministrazione di Bolsonaro abbia dettato una serie di gravi fallimenti, aprendo un drammatico capitolo per la foresta più preziosa al mondo. Ma in merito agli incendi in corso il presidente, dichiaratamente climanegazionista e fortemente criticato dalla comunità scientifica e ambientalista, risponde alle accuse scherzando: “ora sono come Nerone”.
Secondo il Climate Central, quest’anno è in procinto di essere il terzo più caldo mai registrato a livello globale. I cambiamenti climatici aumentano le probabilità e la frequenza degli incendi boschivi in tutto il mondo, creando le condizioni ideali per consentire alle fiamme di propagarsi incontrollatamente. Ed è ciò che sta accadendo in Brasile come in altre parti del mondo, come il Canada, l’Alaska e la Siberia, dove milioni di acri di terreno stanno bruciando.
Articolo di Erika del 22 Agosto 2019 alle ore 17:33
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