Il mare ha assorbito più del 90% del calore in eccesso degli ultimi 150 anni, ma nel frattempo continua a espandersi. Più di 150 milioni di persone vivono in zone costiere che potrebbero scomparire entro il 2050.
Se da un lato il mare rappresenta una delle risorse più preziose per quanto riguarda l’assorbimento di Co2 – insieme alla copertura arborea globale, dall’altro è anche una delle più grandi minacce per l’umanità, o almeno per tutte quelle località costiere che si trovano già adesso a fare i conti con gli effetti della crisi climatica. Città come Bangkok, Shanghai o Venezia potrebbero scomparire sotto il livello del mare, che sta aumentando anno dopo anno.
Negli ultimi 150 anni, gli oceani hanno assorbito il 93% del calore in eccesso prodotto dall’attività antropica, hanno cioè riparato a quello che sarebbe stato un danno ancora più grave a livello atmosferico, contenendo il riscaldamento globale. Il mare ha una capacità di assorbire calore di gran lunga superiore a quella dell’atmosfera, spiega Gianmaria Sannino del laboratorio di Modellistica climatica e impatti dell’Enea, una caratteristica che gli ha consentito di limitare di fatto l’aumento della temperatura superficiale del nostro pianeta. “Questo, fino ad ora, ci ha salvati”, afferma.
Ma il processo che ha rallentato significativamente l’aumento delle temperature fino ad oggi è lo stesso in grado di accelerare l’innalzamento del livello del mare. Questo perché l’assorbimento di calore da parte degli oceani ne causa un aumento di volume, ovvero l’espansione termica, che spinge verso l’alto. Il risultato è che il cambiamento del livello del mare procede in un’unica direzione, senza contare l’importante afflusso d’acqua che proviene dalla fusione dei ghiacciai. Gli oceani si espandono infatti per il 40% a causa dell’assorbimento di calore e per il 60% a causa dello scioglimento dei ghiacciai.
Secondo uno studio pubblicato su Nature Communications, i rischi legati all’innalzamento del livello del mare interessano circa 150 milioni di persone, in territori che potrebbero essere sommersi entro il 2050. In Italia sono diverse le zone sensibili oltre alla laguna veneziana, tra cui Taranto e il golfo di Oristano. Le aree costiere più in pericolo sono quelle situate su un livello medio del mare molto basso, o caratterizzate da una forte subsidenza, come Venezia. Il progressivo abbassamento del suolo dovuto alla compattazione del materiale sottostante condiziona fortemente la percezione del livello del mare in queste zone, spiega Sannino.
Dal 1880, il livello del mare è cresciuto globalmente di oltre 25 centimetri, che è molto più di quanto si potrebbe pensare. Il cambiamento climatico ha causato un riscaldamento anomalo dei mari, avvertono gli scienziati, che non accenna a diminuire. “I ghiacci si fondono a una velocità inimmaginabile, la temperatura media del pianeta sta salendo, gli oceani continuano ad accumulare calore”. Il nostro clima è cambiato e per invertire questa tendenza bisogna agire subito. Ma non basta: ci vorranno anni prima che l’equilibrio dei mari venga ripristinato, quindi “bisogna mettere in atto misure di adattamento, arrivare preparati”.
Articolo di Erika del 06 Febbraio 2020 alle ore 09:01
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