I dati pubblicati qualche giorno fa dal NOAA, uno dei centri per la raccolta dei dati atmosferici tra i più autorevoli al mondo, hanno confermato quanto già sospettavamo da tempo. Il 2015 è risultato l’anno più caldo da quando disponiamo di dati attendibili (1880). Nonostante alcune serie storiche si spingano anche più indietro nel tempo (ad esempio quelle del centro meteorologico Britannico – MetOffice) tali dati non sono stati inclusi nell’analisi vista la copertura estremamente limitata.
La mappa sottostante mostra un’analisi delle temperature, o meglio delle anomalie (quindi differenze rispetto alla media di riferimento), relativa all’anno appena passato. Risulta facile notare come, ad eccezione del nord Atlantico, gran parte delle regioni siano state interessate non solo da temperature più calde della media ma da valori record, quindi agli estremi delle statistiche di cui disponevamo fino ad ora. Da notare l’effetto del fenomeno El Niño nel Pacifico orientale e l’anomalo riscaldamento dell’oceano Indiano che ha causato la formazione di almeno due cicloni tropicali record con landfall in Yemen.
I numeri confermano quanto già visto nella mappa precedente. La parte del sistema terra che ha contribuito maggiormente all’anomalia globale sono le terre emerse, con uno scarto di +1.33°C rispetto alla media trentennale. Gli oceani hanno contribuito in minor parte, nonostante il fenomeno El Niño, con un valore di 0.74°C. Il nostro emisfero, come era facile aspettarsi data la maggior copertura di terre emerse, è stato quello più caldo tra i due, con un’anomalia complessiva (acqua+terra) di +1.09°C.
GENNAIO-DICEMBRE ANOMALIA CLASSIFICAI dati del nostro paese sono tutto meno che rassicuranti, visto che le anomalie calcolate sullo stesso periodo mostrano valori pressoché identici a quelli globali: i dati dell’istituto ISAC-CNR mostrati di seguito evidenziano uno scarto complessivo di +1.42°C dalla media. Anche secondo questi dati il 2015 è risultato l’anno più caldo mai registrato sul nostro paese.
L’obiezione che vediamo rivolta spesso a questo tipo di articoli è “la terra ha miliardi di anni ed ha avuto periodi caldi in ere passate, perché dovremmo preoccuparci di un riscaldamento su dati che non arrivano neanche a 200 anni (e che sono affetti da errore visto che i satelliti non esistevano fino a 30 anni fa?)?”.
È vero, ci sono stati periodi più caldi di quello attuale nel passato. Il problema non è la temperatura, quanto la sua variazione nel tempo ed in particolare il riscaldamento osservato negli ultimi 50 anni (vedi figura sottostante). Scientificamente parlando, la presenza di errori nelle misurazioni può sempre far cambiare idea a molte persone che propendono per l’assenza della causa umana in questo riscaldamento ma di fronte al trend osservato ormai da anni c’è da chiedersi…vale davvero la pena continuare a non credere nel collegamento?
Articolo di Guido Cioni del 22 Gennaio 2016 alle ore 12:21
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