Finalmente il momento è arrivato: “Il Re è morto!”. Così ha titolato il blog di approfondimento relativo al centro climatico ufficiale statunitense (climate.gov). L’oggetto di questa riflessione è, come era facile immaginarsi, El Niño, ovvero quell’anomalo riscaldamento delle acque nel Pacifico che ha caratterizzato la fine del 2015 e che si trascina ancora all’inizio del 2016 (se tutto questo sembra arabo, potete sempre dare una veloce lettura ai nostri articoli di approfondimento: El Niño e la Niña: Cause ed Effetti).
I dati di maggio e giugno hanno confermato ulteriormente la veloce riduzione delle anomalie positive, ovvero il raffreddamento delle acque superficiali nel Pacifico, segno che El Niño, il “Re”, sta definitivamente abdicando in favore di una fase più neutra. a figura sottostante mostra l’andamento delle anomalie di temperatura (ovvero le differenze rispetto alla media di riferimento) per una particolare area del Pacifico in diverse annate caratterizzate da eventi simili. È possibile notare come l’evento ancora in corso (2015-2016, linea nera) abbia raggiunto, e probabilmente superato, in intensità il precedente record detenuto dall’evento del 1997-1998, ma sia ormai rientrato verso anomalie prossime allo zero.
Con il progressivo raffreddamento delle acque superficiali, ecco che iniziano ad intravedersi veri e propri “laghi” di acqua fredda, trasportata dai fondali oceanici verso la superficie, in mezzo alle acque ancora calde del Pacifico. L’immagine sottostante permette di apprezzare queste aree grazie alle colorazioni blu (più freddo del normale) e rosse (più caldo del normale).
Da notare, infine, come questo anomalo riscaldamento delle acque oceaniche abbia influito sulle variazioni della temperatura atmosferica globale tra 2015 e 2016. Infatti, nonostante il record caldo del 2015 sia stato solo parzialmente influenzato da El Niño, appare evidente come il riscaldamento avvenuto in atmosfera corrisponda, con qualche mese di ritardo, a quello osservato in oceano. Nell’immagine sottostante abbiamo messo a confronto le anomalie delle temperature oceaniche (in alto) con quelle atmosferiche misurate nei Tropici (linea rossa in basso) e globalmente (linea nera). Appare evidente come tali valori siano altamente correlati tra di loro: man mano che il Pacifico si è andato riscaldandosi, la superficie ha iniziato a rilasciare calore verso l’atmosfera che, in ritardo e su scale mensili, è risultata mediamente più calda.
A questo punto non resta che aspettare l’arrivo della Niña, durante la quale sono attese anomalie negative, ovvero un ulteriore raffreddamento delle acque superficiali.
Articolo di Guido Cioni del 11 Giugno 2016 alle ore 20:07
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