In un contesto generale di “riscaldamento globale” sembra strano parlare di luoghi dove ha fatto “più freddo della media”. Eppure le medie, per definizione, sono composte da oscillazioni intorno a questo valore. Un periodo freddo su una determinata area normalmente viene infatti bilanciato da un periodo caldo su un’altra zona del pianeta: a livello globale queste due “anomalie” si bilanciano dando luogo ad una media che si trova esattamente nel mezzo tra i due valori. Purtroppo nell’ultimo decennio i periodi caldi hanno sorpassato di gran lunga quelli freddi, specialmente in Italia. Gennaio ha interrotto, seppur temporaneamente, questa linea di tendenza.
Secondo i dati dell’istituto di scienze atmosferiche e del clima di Bologna, infatti, il mese appena passato ha chiuso con una anomalia complessiva di –1.67°C; in altre parole le temperature sono state mediamente di quasi 2°C inferiori alla media. A contribuire maggiormente sono state le regioni adriatiche con anomalie che hanno raggiunto localmente anche i -5°C, come mostrato dalla mappa sottostante.
Tali valori sono il risultato complessivo di numerosi periodi passati con temperature ben inferiori alla media. Basta analizzare l’andamento delle temperature a circa 1 chilometro e mezzo di quota per rendersi conto dell’entità di queste anomalie. Alla stazione di Brindisi, tra il 4 ed il 13 gennaio, le temperature hanno raggiunto valori di quasi 15 gradi inferiori alla media.
A Milano, nonostante la tendenza generalmente negativa, la differenza rispetto alla media (linea blu) non è stata così marcata.
Il motivo di queste anomalie è da ricercarsi nella circolazione atmosferica che ha caratterizzato gennaio. Come mostrato nel lato sinistro della figura sottostante la penisola balcanica e il mar Adriatico sono infatti state interessate da un’ondulazione delle correnti in quota che ha favorito l’apporto di aria fredda da nord-est. In condizioni “normali” tale ondulazione sarebbe quasi assente, come si evince dal grafico riportato a destra dove è calcolata la differenza tra questo stato e la media trentennale di riferimento. Tutto il Mediterraneo è sede di un’anomalia negativa, ad indicare una vasta area di pressioni più basse del normale.
Tutto questo sembra essere collegato ad una anomalia eguale in ampiezza ma di segno opposto presente sull’Atlantico, dove invece sono state più frequenti alte pressioni.
Una diretta conseguenza di questa configurazione è stata anche la quasi totale assenza di precipitazioni sulle regioni settentrionali, come mostrato dalle anomalie precipitative calcolate dallo stesso ISAC di Bologna e riportate nell’immagine sottostante. Un’anomalia che conosciamo bene visto il preoccupante stato in cui versavano le Alpi centrali solo qualche settimana fa.
Mentre al nord l’accumulo di pioggia è stato meno della metà del normale, al sud molte zone hanno ricevuto un sostanziale surplus pluviometrico.
Articolo di Guido Cioni del 09 Febbraio 2017 alle ore 12:25
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