Il clima sta cambiando, questo è un dato di fatto condiviso dalla quasi totale maggioranza degli scienziati. Il problema è definire in che misura questo cambierà negli anni a venire. Le previsioni dei modelli climatici indicano infatti un intervallo piuttosto ampio entro il quale potranno collocarsi le temperature del nostro pianeta, rivelando scenari apocalittici ed altri molto simili a quello attuale.
Cosa succede invece se si analizzano le temperature osservate dagli anni ’50 ad oggi? Sappiamo che la temperatura media aumenta in modo pressoché monotono. Più interessante é invece l’andamento descritto dall’intera distribuzione delle temperature e non solo dalla media.
Ci spieghiamo meglio.
Partendo da un valore di temperatura misurato in un certo luogo della terra è possibile ottenere un grafico che descriva l’andamento delle temperature in funzione del tempo. Tuttavia, invece di creare un grafico dove sull’asse orizzontale viene riportato il tempo, è possibile graficare le temperature in funzione della loro occorrenza, ovvero di quante volte sono state osservate. Sappiamo infatti che, come gran parte delle variabili fisiche, le temperature osservate in una determinata località seguono una curva “a campana”. Al centro della curva vi sono le temperature osservate più di frequente (la media) mentre allontanandosi verso sinistra o destra la probabilità di osservare quel valore diminuisce progressivamente.
Negli ultimi anni non solo la distribuzione delle temperature sulla terra si è spostata verso destra, ad indicare una media sempre più alta, ma la sua forma si è progressivamente modificata, come mostrato dall’animazione sottostante.
Per capire l’importanza di questo fenomeno occorre notare come la nostra esperienza giorno per giorno non sia relazionata tanto alla media quanto alla variabilità e ai fenomeni estremi. In altre parole, mentre una pesante ondata di caldo (o freddo) ci resterà impressa in memoria sarà difficile dire se un anno è risultato più caldo o più freddo del normale.
E qui entra in gioco la distribuzione mostrata prima. Mentre la variabilità viene descritta da quanto la “campana” si allarga o si restringe, i fenomeni estremi (ondate di calore o gelo, temporali…) si trovano proprio nelle code della distribuzione. Code che iniziano ad essere sempre più importanti, visto il progressivo “appiattimento” della distribuzione. Ecco quindi spiegata la sempre maggiore occorrenza di ondate di calore in estate, fatto che appare ancora più evidente se si considera la variazione della stessa curva riferita ai soli mesi estivi (immagine sottostante).
Notate come, nel grafico precedente, la probabilità di fenomeni estremamente caldi aumenti da 0 ad oltre il 14%. Per quanto riguarda, invece, l’inverno il segnale di riscaldamento appare più debole, pur essendo comunque presente.
Articolo di Guido Cioni del 01 Agosto 2017 alle ore 18:25
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