Anche con il riscaldamento globale le estati sarebbero più fresche, se non fosse per la deforestazione…
I risultati di un nuovo studio di scienziati dell’università di Princeton (Stati Uniti) confermano il ruolo fondamentale delle foreste nella mitigazione delle estati europee e statunitensi. Nelle simulazioni condotte dagli scienziati la deforestazione causa un aumento dell’incidenza di estati più calde e secche che diventano specialmente frequenti in Europa centrale ed in alcune aree degli stati uniti.
Chiunque si sia riparato in un bosco o una pineta durante una calda giornata estiva conosce bene il refrigerio che spesso si trova in mezzo alle fronde anche di una singola pianta. Alberi e piante, infatti, assorbono gran parte della radiazione solare in arrivo sulla superficie terrestre, utilizzandola per traspirare l’acqua contenuta nel suolo attraverso le foglie. Questa parte della radiazione “sottratta” alla superficie non può quindi essere utilizzata per riscaldare il suolo e l’aria sovrastante, causando una sensibile diminuzione delle temperature.
Tale diminuzione non ha solo influenza locale ma può potenzialmente cambiare il clima delle stagioni estive nel nostro emisfero. Tuttavia, fino ad ora non era chiaro quanto questo effetto fosse prominente e se potesse davvero essere legato alla deforestazione in atto ormai da decenni. Per approfondire l’argomento alcuni ricercatori dell’università di Princeton hanno condotto simulazioni tramite modelli climatici del periodo 1981-2005. In un set di simulazioni gli scienziati hanno lasciato la vegetazione crescere liberamente mentre in un altro hanno simulato la deforestazione in atto a causa delle attività umane. I risultati sono stati piuttosto allarmanti.
La differenza media delle temperature tra questi due set di simulazioni ha toccato localmente i 2.5°C! Dato che a livello annuale questa anomalia rappresenta un sostanziale surplus di energia non è difficile immaginarsi come l’effetto sulla stagione estiva possa essere oltremodo dirompente. Calcolando infatti il tempo di ritorno di estati estreme, in termini di temperature molto alte e precipitazioni pressoché assenti, si nota un aumento della frequenza di estati calde e secche su gran parte dell’Europa. Nell’immagine sottostante vengono riportati questi tempi di ritorno utilizzando una scala colorata che va dal rosso (estati estreme più frequenti) al blu (estati estreme meno frequenti).
Tempi di ritorno per estati estremamente calde e secche calcolati sul periodo 1982-2005
Le zone prive di colorazioni rappresentano aree dove non si registra una variazione significativa. Notate come su gran parte dell’Europa centro-orientale l’incidenza aumenti notevolmente, con tempi di ritorno localmente scesi sotto 1 anno. In altre parole, estati come quella del 2003 non sono più eventi rari ma diventano caratteristiche di ogni anno.
L’impatto è sostanziale anche negli stati uniti, specialmente nelle grandi pianure americane ed in Alaska.
Tempi di ritorno per estati estremamente calde e secche calcolati sul periodo 1982-2005
La deforestazione si conferma quindi essere una pratica pericolosa che non solo distrugge il “polmone” del nostro pianeta ma altera i complicati equilibri climatici persino in Europa.
Articolo di Guido Cioni del 22 Novembre 2017 alle ore 18:04Altre Notizie Meteo
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