Niente evoca intense nevicate agli appassionati di meteorologia come l’espressione “Ponte di Voejkov”. Questa struttura barica, frutto della sinergia tra anticiclone delle Azzorre e anticiclone russo, può trasportare una massa di aria freddissima sull’Italia e, in combinazione con un ciclone mediterraneo, causare ingenti nevicate sul versante adriatico.
Il Ponte di Voejkov, che prende il nome dal meteorologo russo Aleksandr Ivanovic Voejkov (pronuncia: “vaicof”) è associato tipicamente a una situazione di blocco, come quella mostrata in Figura 1: un promontorio di alta pressione – più precisamente, geopotenziali elevati in quota – si allunga dall’Atlantico fino all’Europa settentrionale, bloccando appunto il flusso di aria mite e umida che dall’Atlantico porta solitamente tempo perturbato sull’Italia.
Quando questo promontorio si allunga decisamente verso nord-est, può favorire lo “scivolamento” verso l’Europa di masse d’aria molto fredde e secche provenienti dalla Russia e persino dalla Siberia, come si vede bene in Figura 2, dove è mostrata la temperatura a 850 hPa relativa allo stesso giorno della Figura 1. In questo caso si parla di “retrogressione”, cioè di flusso atmosferico contrario a quello da ovest verso est che contraddistingue solitamente le nostre latitudini.
Consideriamo ora ciò che succede al suolo. L’afflusso di aria fredda da nord-est può essere molto intenso, tale da spostare l’anticiclone russo-siberiano (chiamato talvolta “Orso Russo” dagli appassionati meteo) verso l’Europa. Quando l’anticiclone russo arriva a congiungersi con quello azzorriano, si forma una struttura robusta, estesissima – quanto tutta l’Europa e oltre – molto difficile da scalzare per le perturbazioni atlantiche: il Ponte di Voejkov.
Un esempio di Ponte di Voejkov è raffigurato in Figura 3, che mostra la situazione barica 9 giorni dopo quella in Figura 1. Dal raffronto delle due figure si evincono la persistenza della situazione di blocco, il moto retrogrado della freddissima massa d’aria proveniente dalla Russia e la graduale formazione del Ponte. Mentre l’anticiclone russo si è già avvicinato di molto all’Europa già all’inizio di febbraio – si notino i valori fino a 1060 hPa sulla Russia europea settentrionale – il Ponte di Voejkov vero e proprio si forma solo più tardi: l’11 febbraio (Figura 3) è evidente ormai un’unica struttura altopressoria che si estende dall’Atlantico, al largo delle isole britanniche, alla Russia.
Il Ponte di Voejkov – per essere più precisi, la situazione barica a larga scala associata al Ponte – può causare ingenti nevicate sul versante adriatico della penisola italiana. Ciò non accade necessariamente, ma occorre una miscela di ingredienti: oltre alla presenza del Ponte, la sua inclinazione rispetto ai meridiani dev’essere ideale, non troppo grande né troppo piccola perché l’aria fredda di origine russa si scarichi principalmente sul settore centro-meridionale della costa adriatica; e l’arrivo di aria fredda e secca da nord-est dev’essere tale da generare un ciclone sull’Italia. Quando il dosaggio degli ingredienti è ottimale, nevicate intense e prolungate possono abbattersi sul versante adriatico fino a basse quote. Il mese di febbraio del 2012, al quale sono relative le figure, fu epocale: la fascia dalla Romagna alla Puglia settentrionale ricevette grandi quantità di neve, con accumuli totali di oltre 2 metri in due settimane in alcune località.
Articolo di Enrico Di Muzio del 22 Febbraio 2018 alle ore 13:53
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