Nella rincorsa mediatica al primo articolo preconfezionato sull’arrivo del “gelo polare” si rischia di perdere di vista quella che è la reale evoluzione atmosferica. Nessuno vi parlerà del fatto che il 2014 è ormai nella top 5 degli anni più caldi mai registrati, dunque da almeno 200 anni. Ma, in particolar modo, nessuno vi metterà di fronte alla cruda realtà: l’inverno non è arrivato, e non arriverà a breve. Anzi, l’unica stagione che sembra arrivare nei prossimi giorni è un altro, eterno, autunno. Parliamo di una risalita delle temperature in quota che si assesterà su valori di oltre 10°C superiori alla media entro il 19 dicembre prossimo. Ovviamente questo non fa notizia, il “gelo” inesistente invece si.
Ma cerchiamo di cogliere i pochi aspetti positivi, meteorologicamente parlando, del periodo che ci attende. Un vortice di bassa pressione proveniente dalla Spagna si farà strada nel Mediterraneo, giungendo nel Tirreno settentrionale nel primo pomeriggio di Lunedì. Sappiamo che una traiettoria simile favorisce, in un primo momento, un forte richiamo di aria calda dal Nord-Africa, proprio perché l’aria, non trovando ostacoli sul proprio cammino, è libera di ruotare intorno al centro di bassa pressione.
Viceversa, l’aria fredda richiamata da Nord è costretta ad aggirare le Alpi, e dunque non causa alcun raffreddamento. Tuttavia, le temperature ancora non eccessivamente alte (ricordatevi che il riscaldamento avrà luogo a partire da mercoledì-giovedì) favoriranno la comparsa della neve a quote di montagna (oltre i 1400 metri). La mappa di previsione del modello Bergfex mostra con chiarezza le zone interessate da questo peggioramento, seppur gli accumuli totali su oltre 4 giorni non siano esaltanti. Veramente esigue le possibilità di veder comparire la neve in Appennino, che dovrebbe essere relegata solo alle cime più alte (cerchio rosso in figura).
Infine, un altro tipo di mappa ci permette di apprezzare il motivo di questi scarsi accumuli. A causa della risalita termometrica, molte zone prealpine saranno interessate da scioglimento della neve (colori rossi-gialli) probabilmente proprio in virtù dello zero termico presente a quote di montagna. Gli unici settori avvantaggiati da questo peggioramento sembrano essere quelli centrali, dove il manto nevoso potrà crescere al massimo di 20-30 cm in 48 ore.
Articolo di Guido Cioni del 14 Dicembre 2014 alle ore 13:14
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