Dando ormai per appurato il peggioramento che andrà a concretizzarsi a partire da martedì sera, iniziano a sorgere i primi dubbi sulle quote neve associate alle precipitazioni previste. Abbiamo parlato volutamente di dubbi, e non di certezze, in quanto la complessa dinamica atmosferica e la particolare conformazione del territorio Italiano rendono la previsione della neve un’operazione delicata e complessa. In zone come l’Emilia-Romagna, differenze di temperatura di pochi gradi in quota possono condizionare la comparsa della neve su distanze di poche decine di chilometri. Ecco perché vi consigliamo sempre di seguire informazione meteorologica certificata e non fidarsi dei venditori di fumo che a settimane di distanza parlano di “città sepolte dalla neve”.
Ma andiamo al sodo.
La “miccia” per l’accensione del maltempo sarà ancora una volta fornita dall’affondo di alcuni minimi di pressione che si faranno strada dai bacini occidentali, intensificandosi e muovendosi verso est. Questi sistemi costruiranno le “autostrade” necessarie per il movimento delle masse d’aria e del conseguente accumulo di umidità e sviluppo delle precipitazioni. Immaginando che l’aria si muova lungo le isolinee di pressione (dunque, le linee bianche in figura) è facile capire come una posizione differente del minimo possa condizionare situazioni completamente differenti. I principali modelli di calcolo (ECWMF e GFS) propendono per due scenari sostanzialmente simili, con un minimo inizialmente posizionato a Nord della Corsica.
In questa situazione il Nord rimarrebbe inizialmente protetto dal richiamo caldo, pilotato dai venti caldi che inizierebbero a spirare da Sud verso Nord come testimoniato dalla distribuzione delle temperature in quota mostrata di seguito. In questa visuale iniziano a comparire le prime differenza tra i modelli: mentre ECMWF vede una isoterma di 0°C estesa fino al Lazio, GFS riduce il raffreddamento alle sole regioni del Nord-Est, a fronte di un vortice più intenso e spostato verso Nord.
Dato che parliamo di una previsione a meno di 48 ore, risulta evidente come sia ancora elevata l’incertezza associata alla comparsa della neve. Un fatto che si può verificare sia nel posizionamento dello zero termico, soprattutto con l’aumentare della gittata previsionale, sia nel posizionamento del minimo di pressione negli scenari di ensemble.
Ricordando che gli scenari riportati schematicamente nella seguente figura sono tutti equiprobabili, una veloce occhiata permette di notare come esistano diverse possibilità sia per l’intensità del minimo, che in molti casi non viene neanche catturata, sia per il suo posizionamento, dato che in alcuni casi viene visto addirittura sul Nord-Africa.
Come possiamo quindi riassumere la tendenza prevista per i prossimi 2-3 giorni (più in là non ci spingiamo) ? Il momento più indicato per forti nevicate sarà sicuramente giovedì, grazie alla concomitanza di più fattori tra cui l’intensità delle precipitazioni e il lieve abbassamento delle temperature. Pur con questi due vantaggi, molte zone in Emilia, Lombardia e Piemonte si troveranno al limite tra pioggia e neve molto spesso, e dunque lo scenario meteorologico potrebbe cambiare drasticamente sia in breve tempo che in poco spazio. L’unico aspetto sicuro riguarda una nevicata particolarmente intensa sull’Appennino, e questo possiamo affermarlo con certezza.
Attendiamo quindi i prossimi giorni per commentare nel dettaglio la situazione prevista.
Articolo di Guido Cioni del 02 Febbraio 2015 alle ore 16:02
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