La previsione della neve rimane il compito più stimolante, ma al tempo stesso complicato, da affrontare, soprattutto in un territorio complesso come l’Italia, dove nel giro di poche decine di chilometri si può passare da bufere di neve a nubifragi.
Ma cosa rende così difficile questo “semplice” obiettivo? Tralasciando le influenze locali (orografia…), sinottiche (flussi a grande scala) e la particolare “storia passata” del peggioramento, elementi comunque importantissimi, il fiocco di neve riesce a raggiungere il suolo se la variazione della temperatura con la quota presenta condizioni favorevoli. In particolare, è necessario che la temperatura media in un certo strato di atmosfera sia abbastanza bassa da permettere al fiocco di non sciogliersi. Dunque, non è solo l’altezza dello zero termico, ovvero la quota alla quale la temperatura raggiunge 0°C in libera atmosfera, che influisce sulla presenza della neve al suolo. Per capirlo cerchiamo di commentare alcune situazioni idealizzate.
Se lo zero termico si trova oltre i 1000 metri, possibile situazione invernale Appenninica, è facile immaginarsi che la neve non raggiungerà integra il suolo. Questo perché l’attraversamento di uno strato spesso ben 900 metri con temperatura media di circa 1°C causerà uno scioglimento parziale, o anche totale, del fiocco.
Una minore altezza dello zero termico, situazione che potenzialmente indicherebbe freddo più accentuato, può trarre in inganno in quanto una temperatura media dello strato sottostante troppo alta può comunque portare alla fusione del fiocco di neve, come mostrato nella figura sottostante.
Ma quindi quali sono gli ingredienti ideali? La risposta è semplice: uno strato con temperatura media di circa 1-2°C che gli permetta di raggiungere il suolo velocemente senza sciogliersi. Anche in questo caso è bene notare che l’altezza dello zero termico influenza solo parzialmente la presenza della neve: negli esempi raffigurati di seguito gli strati attraversati hanno temperature medie e lunghezze diverse.
In parole povere, l’importante è che il fiocco riesca ad attraversare “in tempo” uno strato, se quest’ultimo è caldo ma ridotto o freddo ed esteso la neve riuscirà comunque a raggiungere intatta la superficie.
Occorre infine notare che, in caso di precipitazioni giunte al suolo sotto forma di pioggia, la probabilità di comparsa della neve non è da scartare a priori. Questo perché la fusione del fiocco di neve, stadio iniziale della pioggia, produce un raffreddamento dello strato attraversato che avvicina il profilo della temperatura verso lo zero. Precipitazioni intense possono quindi raffreddare uno strato di atmosfera, tipicamente tra 1 e 2 km, ed indurre una successiva comparsa della neve anche laddove la pioggia si era manifestata per prima.
Articolo di Guido Cioni del 04 Febbraio 2015 alle ore 19:24
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